CAPACITY BUILDING
CLIMATOLOGIA URBANA PER GLI INGEGNERI
MartediÌ€ 28 Aprile 2020, ore 09:00 – 12:30
WEBINAR - Evento in FAD sincrona - FONDAZIONE DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DI MILANO
DESCRIZIONE
L’obiettivo dell’evento eÌ€ quello di fornire concetti di base della climatologia a scala urbana e descrivere un ampio set di indicatori climatici utili per progettare una cittaÌ€ resiliente ai cambiamenti climatici.
Attraverso alcuni interventi più specifici, verrà illustrato come utilizzare alcuni indicatori climatici in specifici ambiti progettuali. (scarica il programma)
Materiali
Sono di seguito disponibili per il download le presentazioni dei relatori:
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Ing. Alessandro de Carli - Commissione Ambiente e Territorio Ordine Ingegneri di Milano Introduzione
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B.G. (r) Frustaci Dott. Giuseppe - Fondazione Osservatorio Meteorologico Milano Duomo
Meteorologia e Climatologia: principi generali e peculiarità delle aree urbane
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Dott.ssa Samantha Pilati - Fondazione Osservatorio Meteorologico Milano Duomo
Linee Guida e Database Climatico ClimaMI: struttura e utilizzo
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Ing. Alessandro de Carli - Commissione Ambiente e Territorio Ordine Ingegneri di Milano
Applicazione a settori specifici d’interesse per gli ingegneri: I dati climatici urbani per la progettazione energetica degli edifici
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Prof. Antonio Ballarin Denti - Fondazione Lombardia per l’Ambiente
Il rischio climatico per il business
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Prof. Ing. Stefano Mambretti - Politecnico di Milano
Gestione delle acque meteoriche a scala urbana
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Arch. Cristina Alinovi - Centro Studi PIM
Pianificazione territoriale e clima: analisi e prime indicazioni
DOMANDE E RISPOSTE
Raccogliamo qua le domande più significative ricevute durante il webinar e le relative risposte dei relatori.
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Avete ricevuto ad oggi richieste per realizzare un progetto simile in altre regioni?
Al momento non è arrivata alcuna richiesta da altre regioni, ad esclusione della Lombardia. La replicabilità sul territorio lombardo avverrà nella città di Pavia, area non inclusa nel dominio di progetto ClimaMI 2019.
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Avete avuto riscontro dai professionisti che stanno utilizzando il vostro database sul riconoscimento, da parte dei clienti, dei progetti che tengono conto di questi aspetti, rispetto ad una progettazione diciamo 'tradizionale'?
Tale riconoscimento è arrivato da professionisti che sono stati coinvolti direttamente nel progetto essendosi proposti come casi studio applicativi (gli urbanisti del Centro Studi PIM) e dal committente pubblico (Comune di Melzo) - aggiornamento PGT di Melzo. Quest’anno replicheremo l’esperienza con il gruppo di progettazione e la proprietà privata dell’area ex Necchi di Pavia (progetto di rigenerazione di area discesa), nonché con lo stakeholder Comune di Pavia. Entro l’anno avremo i riscontri diretti di altri utilizzatori quali Comune di Milano e relativi progettisti professionisti, Assolombarda.
E’ possibile, magari con studi comparativi sui dati di altre centraline, stimare come una modifica dell'uso del suolo in una certa area (ad es. un aumento del 2% delle superfici con local climate zone di tipo A) possa influire su alcune variabili climatiche della stessa (ad esempio la temperatura)?
La densità spaziale delle stazioni di misura è frutto di un compromesso tra finalità applicative e sostenibilità della rete (non solo in termini di installazione, ma direi specialmente in termini di manutenibilità con livelli costanti di qualità per periodi di tempo molto prolungati: decenni, per gli usi climatologici). Per gli aspetti urbanistici la rete dovrebbe risolvere le diverse caratteristiche della città, con una risoluzione spaziale inferiore al chilometro. Ovviamente questa densità rende poco o non sostenibile, specialmente in relazione ai criteri suddetti.
Per ovviare a questa insufficienza è possibile fare ricorso:
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a sensori economici diffusi nel territorio, ma di minor qualità e più difficili da controllare (poca sperimentazione esiste in tal senso);
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al telerilevamento, specialmente dallo spazio: sempre più concretamente attuabile ma con limitazioni importanti sulla frequenza e tipologia delle misure e con una minor accuratezza delle stesse (maggiori incertezze di misura);
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alla modellistica meteorologica a microscala in ambito urbano, settore in crescita ma ancora del tutto sperimentale.
Nel quadro del progetto ClimaMi viene utilizzata la rete di misura Climate Network dell'Osservatorio Meteorologico Milano Duomo, con una ventina di stazioni nell'area metropolitana, di cui otto in Milano città, che operano al livello dello strato superiore del canopy urbano. Viene inoltre utilizzata la risorsa del telerilevamento dallo spazio per una maggiore risoluzione spaziale almeno a livello del suolo. Tutte queste misure sono poi alla base, oltre che delle applicazioni immediate, anche della validazione dei modelli (questi ultimi tuttavia non ancora presi in diretta considerazione nell'ambito del Progetto).
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Ci sono indicatori che hanno avuto un'importanza diversa nell'elaborazione degli output per le varie aree di attività?
Gli indicatori sono derivati dalle misure e definiti in funzione delle necessità applicative: ogni settore intercettato manifesta le proprie esigenze e il progetto ClimaMI si sforza di rispondere a tutte nel miglior modo possibile e nei limiti delle misure e degli strumenti utilizzati e utilizzabili. In genere la temperatura è indubbiamente la misura più rappresentata negli indicatori dei diversi settori applicativi, ma per determinati ambiti altre misure possono essere più importanti indipendentemente dalla temperatura (ad esempio la radiazione solare, oppure la precipitazione e così via). Ogni settore applicativo ha pari dignità ed il centinaio di indicatori individuati cercano di rispondere a tutte le diverse necessità evidenziate (ma non necessariamente esaustive).
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E’ possibile avere qualche indicazione bibliografica da cui trarre per intero il modello di Climate Risk Management e strategie di adattamento? Dove possiamo recuperare le mappe dei rischi aggiornate della regione Lombardia?
I due documenti di base delle policy regionali della Lombardia nei due settori descritti nel corso della presentazione del Prof. Ballarin Denti sono:
· PRIM: Piano Regionale Integrato di Mitigazione dei grandi rischi: https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioServizio/servizi-e-informazioni/Enti-e-Operatori/Protezione-civile/Prevenzione-integrata-dei-rischi/programma-regionale-integrato-mitigazione-rischi
· DdARACC: Piano di azione per l’adattamento al cambiamento climatico: https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioRedazionale/servizi-e-informazioni/cittadini/Tutela-ambientale/Qualita-dell-aria/adattamento-al-cambiamento-climatico-verso-una-strategia-regionale/adattamento-al-cambiamento-climatico-la-strategia-regionale
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Perché non sono stati considerati gli elementi di qualità del suolo inseriti nel progetto di Integrazione del Piano territoriale Regionale per il consumo di suolo? Nel progetto, approvato nel 2018, abbiamo introdotto gli elementi di qualità del suolo agricolo e paesaggistico, piuttosto che i criteri per la rigenerazione delle aree, tutti elementi fondamentali, oltre a tutti quelli esposti durante la relazione odierna, per lo sviluppo del progetto di territorio. Inoltre questi elementi vengono valutati in fase di parere di compatibilità urbanistica da parte della Città metropolitana dopo l’adozione del PGT, che è stato avviato nel settembre 2019.
Rispetto al quesito posto, si precisa che si è colto il progetto ClimaMI, grazie all’Amministrazione Comunale di Melzo, come opportunità per sviluppare una metodologia diversa per la redazione di una Variante al PGT con particolare riguardo alla fase di analisi e valutazione degli scenari di sviluppo all’interno del Documento di Piano. Si tratta di uno Studio pilota che è in fase di sperimentazione e perfezionamento.
L’obiettivo dello Studio è quello di individuare un insieme di analisi, riguardanti i temi della vulnerabilità e della qualità, ad integrazione degli elaborati prodotti per l’aggiornamento del Quadro conoscitivo dei PGT. Elaborazioni redatte, anche, ai fini del processo partecipativo.
In questa fase di lavoro, dopo una prima ricognizione della pianificazione a scala vasta (incluso gli elaborati principali del PTR come la tavola 06 “Citta metropolitana di Milano”), abbiamo predisposto elaborati di inquadramento approfondendo principalmente temi di carattere ambientale correlandoli al carico antropico e ad una serie di studi di settore per valutarne il grado di vulnerabilità/impatti e di qualità urbana.
La lettura dei dati è stata declinata a scala locale utilizzando come punto di partenza e di impostazione generale dell’analisi del territorio la griglia dei dati della temperatura adattata dimensionalmente alla scala urbana (celle da 100mX100m).
Pertanto, per svolgere questa operazione abbiamo discretizzato database con dettagli utili alla scala locale forniti dall’Amministrazione comunale, Studi di Settore e dal Geoportale di Regione Lombardia e non ultimo, nel caso specifico del progetto ClimaMi, da Città Metropolitana di Milano.
Attualmente, stiamo predisponendo gli elaborati di studio relativi alla qualità dei suoli e al consumo di suolo, secondo gli Obiettivi del PTR, perché strumenti propedeutici alla fase di valutazione dei diversi scenari oltre che alla verifica di compatibilità del Piano rispetto al PTR.
Ringraziando per il quesito posto, rimaniamo a disposizione per qualsiasi ulteriore suggerimento e contributo che possa aiutarci a perfezionare la documentazione che stiamo predisponendo per la Variante al PGT.
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Quale software è stato utilizzato per l'elaborazione di un'analisi multicriterio?
Per lo Studio relativo alle aree ex Galbani è stato applicato il metodo Electre III (già impiegato dal Centro Studi PIM): utilizzando i valori delle performance, delle soglie e dei pesi consente di stilare la graduatoria delle alternative rispetto alla totalità dei criteri. Il passaggio finale è consistito nell’analisi di sensitività dei risultati, necessaria per verificare il modificarsi della gerarchia delle alternative in variazione dei pesi utilizzati, individuando (se esistono) i valori dei pesi che fanno “forzatamente” prevalere una determinata alternativa rispetto ad un’altra.
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L'approccio partecipativo è stato utilizzato sia per la definizione degli obiettivi, delle priorità e della logica per la definizione dei criteri che per la discussione sulle alternative proposte. Come sono state gestite eventuali input in direzioni diverse, magari provenienti da diversi stakeholder?
Facendo sempre riferimento allo Studio relativo alle Aree ex Galbani che è intenzione sviluppare nella redazione della Variante al PGT del comune di Melzo. Grazie alla disponibilità dell’Assessore all’Ambiente e dell’Area tecnica del Comune di Melzo, è stato svolto un lavoro preliminare corposo di analisi degli stakeholder relativo alla loro individuazione, livello di interesse e d’influenza per giungere alla fine loro classificazione. Andando ad ordinare per importanza complessiva e loro impatto sul progetto i diversi gruppi di stakeholder. Contestualmente sono stati prodotti una serie di elaborati molto sintetici, investendo anche nelle modalità di restituzione dei contenuti, che potessero aiutare la discussione con gli stakeholder: preparandoli e informandoli step-by-step. Va precisato che, nel nostro caso, non abbiamo dovuto coordinare gruppo numerosi di stakeholder e il tema, per sua natura, era ben definito e sentito da parte della cittadinanza. Alla fine di questo lavoro di ascolto e interazione non abbiamo dovuto “governare” input in direzioni diverse e abbiamo gestito gli impatti all’interno del progetto rispetto alle risultanze emerse dalla classificazione dei gruppi di stakeholder. Ritengo sia molto utile, nella fase iniziale di un lavoro di questa natura, investire tempo per analizzare, selezionare e classificare gli stakeholder di riferimento sia per la fase progettuale, di gestione del progetto (anche rispetto ad un cantiere) e di monitoraggio successivo.
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Ci sono aspetti o criteri che avrebbe considerato e che invece non sono emersi con l'approccio partecipativo?
Da tecnico che ha seguito questo Studio pilota, anche rispetto al gruppo di lavoro che rappresento, ritengo che i 6 settori individuati (Ambiente e Territorio, Economia, Società, Fattibilità tecnica, Rischi, Architettura e urbanistica) con 41 criteri siano stati sufficienti. Il grado di complessità, il taglio dato rispetto ad una visione complessiva d’idea di città da affrontare, poi, nella Variante al PGT hanno condotto la scelta dei criteri e il loro considerevole numero. Il primo passaggio per noi è stato quello di organizzare un metodo e un linguaggio tecnico coerente da poter sviluppare anche nella pianificazione ad integrazione degli elaborati urbanistici di lettura della città. Nella speranza di sviluppare ulteriormente questo metodo penso che, rispetto alla scala del progetto, al contesto e alla disposizione dei dati, vi siano aspetti e questioni che, di volta in volta, vanno indagati per supportare il processo partecipativo, in una dimensione tecnica multidisciplinare ad esempio: indagini di dettaglio di carattere ambientale, quantificazioni dei costi, traffico, implementazione dei dati non solo relativi alla temperatura ma pioggia e vento, …
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